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Fëdor Dostoevskij

Dostoevskij.jpg Fëdor Michajlovič Dostoevskij

Puoi scaricare da questo sito il volume completo, Povera gente del grande autore russo. Il file è in formato PDF, 693 Kb, 197 pag.

Fedor Dostoevskij nacque nel 1821 a Mosca; il padre, medico, lavorava presso l’ospedale dei poveri. Dal 1833 studiò presso la scuola pensionato diretta da Leopold Cermak, dove si fece notare per il suo disinteresse nei confronti dei giochi praticati dai coetanei e per la grande passione per la letteratura e i discorsi con gli allievi degli ultimi anni.

Dopo la morte della madre tisica, nel 1837, Dostoevskij si trasferì a Pietroburgo per studiare ingegneria. Superato il trauma per la fine del padre, morto alcolizzato nel 1839, Dostoevskij si dedicò allo studio della letteratura e iniziò un’importante opera di traduzione dei principali romanzi francesi dell’epoca (soprattutto le opere di Eugene Sue e di Honoré de Balzac). Nel frattempo trovò lavoro – impiego che svolgerà per pochi anni e con poco interesse – come addetto ai piani nella Direzione dell’esercito.

Il suo primo romanzo, Povera gente, venne completato nel 1843 e fu molto ben considerato dalla critica, che definì Dostoevskij come “Il nuovo Gogol”. Il libro uscì solo nel 1846 e fu letto con grande attenzione dal pubblico di Pietroburgo.

Il romanzo è epistolare (si articola cioè attraverso un lungo scambio di lettere) ed è incentrato su due personaggi principali: Makar Devuskin e Varvara Dobroseleva (chiamata familiarmente nel testo Varen’ka). Il primo è un impiegato di quarantasei anni, la seconda una ragazza molto povera di ventuno. Nelle loro lettere, i due si raccontano i piccoli eventi delle rispettive vite quotidiane, ogni tanto si scambiano pensieri dolci, esprimono i loro desideri e le loro aspirazioni. La povertà è il problema che attanaglia sia l’uno sia l’altra: una povertà che significa solitudine, angoscia, degrado.

Makar ama in modo molto discreto Varen’ka e per lei è pronto a tutto; il suo sentimento non sarà però ricambiato perché Varen’ka sceglierà la solidità di un avvenire borghese, legato ad un possidente che, pur gretto di cuore, la solleverà dall’indigenza sposandola.

Tutti i critici del periodo videro in queste pagine una ribellione contro il potere, una denuncia della miseria in cui viveva la classe sottoproletaria di Pietroburgo, non sottolineando, invece, come quest’opera fosse pervasa dalla ricerca dello spirito di solidarietà che, secondo l’autore, è l’unico modo con cui le persone meno fortunate possono evitare di cadere nella follia.

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