Spazioprever lezioni in rete - I.I.S. "A. Prever" Pinerolo
di Andrea Monti
“L’esistenza nella cittadina si faceva sempre più vivace, sembrava sempre più ricca e ordinata e assumeva un passo uniforme e un equilibrio fino ad allora sconosciuto, quell’equilibrio cui ovunque e da sempre tende ogni cosa ma che viene raggiunto solo raramente, parzialmente e per poco tempo”.
Il ponte sulla Drina è l’opera più famosa di Ivo Andrić, premio Nobel per la letteratura nel 1961.
Lo scrittore racconta la storia della cittadina bosniaca di Visegrad, divisa in due dal fiume Drina e
unita dal ponte che collega le due sponde.
Questo essere frammentata e congiunta insieme è la caratteristica
fondamentale della città, così come dell’intera ex Jugoslavia. I bosniaci in particolare sono la
popolazione balcanica più eterogenea (diversificata fra loro), anche dopo una guerra che ha sterminato
intere famiglie o le ha costrette a fuggire all’estero solo perché appartenevano all’etnia “sbagliata”.
Il ponte sulla Drina è il filo conduttore della narrazione, che ci trasporta attraverso secoli di storia jugoslava. Sul ponte si intrecciano i commerci tra Oriente e Occidente, ai suoi piedi si fermano i viaggiatori che riposano nella locanda.
Dal ponte partono le storie dei tanti personaggi del libro: mille vicende particolari che si intrecciano a comporre una trama universale, quella delle genti balcaniche, in continuo mutamento e contaminazione con altri popoli.
Andrić descrive benissimo questo incontro tra culture: uno scambio costante che è al tempo stesso ricchezza e condanna, fonte di crescita e di conflitto.
Uno scambio che non si interrompe mai, neanche quando degenera e si trasforma in scontro violento. Il ponte sulla Drina è uno splendido romanzo storico.
Le vicende di Visegrad, piccolo centro al confine
tra Bosnia e Serbia
sono narrate con leggerezza e profondità.
L’umanità dei personaggi fa appassionare al racconto, vero
affresco collettivo tracciato con mano sapiente da Andrić. La sua penna ci conduce al cuore
dell’ex Jugoslavia, avvicinandoci all’essenza dei popoli che la abitano.
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