Spazioprever lezioni in rete - I.I.S. "A. Prever" Pinerolo
Primo Levi e Jean Samuel (“Pikolo”), un’amicizia nell’inferno di Auschwitz
La memoria umana è uno strumento meraviglioso ma fallace. E’ questa una verità logora, nota non solo agli psicologi,
ma anche a chiunque abbia posto attenzione al comportamento di chi lo circonda, o al suo stesso comportamento.
I ricordi che giacciono in noi non sono incisi sulla pietra; non solo tendono a cancellarsi con gli anni, ma spesso
si modificano, o addirittura si accrescono, incorporando lineamenti estranei.
[Primo Levi]
Nato nel 1919 a Torino, laureato in chimica, deportato ad Auschwitz nel febbraio 1944 dopo un periodo di internamento a Fossoli (Modena), fu scrittore di notevole importanza.
Noi non crediamo alla più ovvia e facile deduzione: che l’uomo sia fondamentalmente brutale, egoista e stolto come si comporta quando ogni sovrastruttura civile sia tolta. Ci pare invece degno di attenzione questo fatto: viene in luce che esistono fra gli uomini due categorie particolarmente ben distinte: i salvati e i sommersi. […] Questa divisione è molto meno evidente nella vita comune; in questa non accade spesso che un uomo si perda, perché l’uomo normalmente non è solo. […] Ma in lager avviene altrimenti: qui la lotta per sopravvivere è senza remissione, perché ognuno è disperatamente ferocemente solo.
[PRIMO LEVI, Se questo è un uomo, pp. 109-110]
Chi è Dante. Che cosa è la Commedia. Quale sensazione curiosa di novità si prova, se si cerca di spiegare in breve che cosa è la Divina Commedia. Come è distribuito l’Inferno, cosa è il contrappasso […] “…ma misi me per l’alto mare aperto.”
Di questo sì, di questo sono sicuro, sono in grado di spiegare a Pikolo, di distinguere perché “misi me” non è “je me mis”, è molto più forte e audace, è un vincolo infranto, è scagliare se stessi al di là di una barriera, noi conosciamo bene questo impulso. [pp.142-143] “oggi sarà Primo a venire con me a portare la zuppa”
PRIMO LEVI di fronte a DANTE
La cultura poteva servire: non sovente, non dappertutto, non a tutti, ma qualche volta, in qualche occasione rara, preziosa come una pietra preziosa, serviva pure, e ci si sentiva come sollevati dal suolo; col pericolo di ricadervi di peso, facendosi tanto più male quanto più alta e più lunga è stata l’esaltazione
(I sommersi e i salvati, p.111)
Ecco, attento Pikolo, apri gli orecchi e la mente, ho bisogno che tu capisca. “Considerate la vostra semenza Fatti non foste a viver come bruti,Ma per seguir virtute e conoscenza” […] Mi sforzo di ricostruire per mezzo delle rime, chiudo gli occhi, mi mordo le dita: ma non serve, il resto è silenzio. […] E’ tardi, è tardi, siamo arrivati alla cucina, bisogna concludere: “tre volte il fe’ girar con tutte l’acque Alla quarta levar la poppa in suso E la prora ire giù, come altrui piacque… Trattengo Pikolo è assolutamente necessario e urgente che ascolti[…], prima che sia troppo tardi, domani lui o io possiamo essere morti, o non vederci mai più […] devo spiegargli qualcosa di gigantesco che io stesso ho visto ora soltanto […] [pp.144-145]
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