Spazioprever lezioni in rete - I.I.S. "A. Prever" Pinerolo

 

Pirandello

Problemi famigliari di
Pirandello

Nel 1903, anno particolarmente difficile e doloroso, arriva dalla Sicilia la tragica notizia dell’allagamento della zolfara di Aragona, nella quale i Pirandello avevano investito i loro averi, compresi quelli della dote della moglie di Luigi. L’improvvisa perdita della rendita di cui godono, getta la famiglia in una situazione di preoccupazioni e difficoltà economiche molto gravi, che si riflettono sull’andamento sereno della famiglia e aggravano quei disturbi nervosi finora abbastanza latenti di Antonietta e che si erano manifestati già alla nascita di Fausto: la lettura della lettera giunta ad annunciare la catastrofe la lascia senza parole e sembra che ne abbia provocato addirittura la paralisi delle gambe, per cui è costretta per circa sei mesi a letto, segnata da una forma di paranoia con manifestazioni pericolose per sè e per gli altri.

Antonietta subisce dunque un colpo psicologico tale che il suo equilibrio ne rimane profondamente e irrimediabilmente scosso: il pensiero di tre figli piccoli da mantenere e le abitudini dell’agiatezza passata difficili da dimenticare generano nella donna quelle fissazioni che diventeranno sempre più angosciose col passare degli anni e che si riverseranno contro il marito in una forma morbosa di gelosia fino alla alterazione della salute mentale e psichica.

Mattia Pascal Mattia Pascal

Il dissesto economico costringe Pirandello, dopo un pensiero al suicidio, a riconsiderare su una base diversa il suo approccio con la letteratura, prima tanto disinteressato: ora, in qualunque modo, deve diventare fonte di introiti economici per sostentare la famiglia, visto che il magro stipendio di insegnante non poteva certo bastare al fabbisogno dei familiari e al mantenimento del suo decoro, offrendosi tra l’altro per la sua competenza nella lingua tedesca anche di dare lezioni private. In una lettera all’amico Angiolo Orvieto, che era stato direttore del "Marzocco", riassume bene la nuova situazione:

Lettera al direttore
«Avevo la novellina, intitolata La buon’anima, e invece che al “Marzocco”, l’ho mandata alla “Riviera ligure”. E sai perché? È triste, molto triste, questo perché; ma, anche a costo d’affliggerti, sarà meglio che te lo dica, per togliere ogni ombra fra noi. Io purtroppo, caro Angiolo, non solo non voglio riposarmi, ma non posso, non posso più. Sappi che da circa un anno le condizioni finanziarie della mia famiglia, per una improvvisa sciagura, non sono più quelle di prima.
Una grande zolfara, che dava a mio padre e a tutti noi l’agiatezza, s’è allagata, e l’allagamento ha prodotto danni per più di quattrocento mila lire. La sciagura non è del tutto irrimediabile.
Mio padre ha già speso in un anno circa duecento mila lire per la costruzione d’un acquedotto e d’un piano inclinato. Ora la zolfara comincia a votarsi ma ci vorrà per lo meno un altr’anno, prima che si riprenda l’estrazione del minerale. Intanto io son rimasto... con tre figliuoli e la moglie... immagina tu in quale stato! Il misero stipendio di professore straordinario all’Istituto Superiore mi basta appena per pagar la pigione di casa. Bisogna che m’ajuti con le mani e coi piedi, per guadagnare, scrivendo.
È una terribile prova, amico mio! inattesa! Tu sai che da parecchi anni presto al “Marzocco” gratuitamente la mia collaborazione. Figurati con che cuore vorrei seguitare a mandar di tanto in tanto qualche novella. Ma... te l’ho detto, ne avevo una e per venticinque lire l’ho mandata a un altro giornale!».

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