Spazioprever lezioni in rete - I.I.S. "A. Prever" Pinerolo
Il filosofo Henri Bergson, ne La perception du changement, sosteneva che «[…] esiste almeno una classe di questi privilegiati, i quali si muovono nella percezione pura, cioè nel puro sentimento delle cose, non toccato dall’intelletto, sono gli artisti…[…] L’arte, insomma, deve dare le cose nella loro realtà, non nelle deformazioni che ne fa l’intelligenza.»
“In una società senza stabilità, senza unità, non può crearsi un'arte stabile, un'arte definitiva.
Da questa organizzazione sociale incompiuta [...] nasce l'inspiegabile bisogno d'individualità di cui le attuali manifestazioni letterarie sono il riflesso diretto […] Il verso non deve, dunque, comporsi di parole, ma di intenzioni, e tutte le parole debbono cancellarsi di fronte alle sensazioni.” (Stephane Mallarmé)
Io cerco di vedere, attraverso le opere,
i molteplici moti che le hanno fatte nascere
e la vita interiore che esse contengono.
Tutto ciò non è forse più interessante di quel gioco
Che consiste nello smontarle come strani orologi?
(Claude Debussy, Il signor Croche, antidilettante)
Ciò che è stato chiamato Simbolismo può essere assai semplicemente riassunto nel desiderio comune a parecchie famiglie di poeti di ritogliere alla musica ciò che a essa avevano dato. Il segreto del movimento altro non è che questo […] Siamo stati nutriti di musica e le nostre menti letterarie non sognavano che di ricavare dalla lingua gli stessi affetti che la musica determinava sul nostro sistema nervoso[…] Una gioventù impulsiva buttò a mare il dogma scientifico che già stava per passare di moda [Positivismo].
Vedevano l’ordine, e forse la verità, nel culto di una unificazione delle arti. Parve quasi che si fosse iniziato il culto di una nuova religione.
(André Gide, prefazione a La Connaissance de la Déesse di Lucien Fabre, 1920)
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