Spazioprever lezioni in rete - I.I.S. "A. Prever" Pinerolo
(p. 372)
La poesia, la seconda della raccolta originale, trae il proprio titolo da un’esperienza di vita di Ungaretti. L’incontro con due giovani ingegneri francesi, i fratelli Thuile, che introducono il poeta alla storia di un porto antichissimo, sepolto, di epoca pre tolemaica: quello di Alessandria d’Egitto (località in cui Ungaretti era vissuto da bambino e adolescente). Ciò suscita in lui un’immediata analogia: il porto sepolto di Alessandria corrisponde al luogo interiore in cui confluisce ogni segreto indecifrabile delle nostre esistenze.
Per riuscire a scoprire questo segreto, il poeta non può far altro che mettersi la muta da palombaro e scendere dentro sé stesso, come gli archeologi in fondo al mare, per scandagliare il proprio io, tornando al momento pre natale (in questo caso l’acqua è simbolo della placenta materna).
Il poeta diventa così un nuovo Orfeo, mitica figura di cantore e poeta che era riuscito a commuovere gli dei degli inferi e a farsi restituire Euridice, sua giovanissima sposa da poco defunta. Fare poesia significa così tirare fuori le parole dagli abissi, portarle alla luce e disperderle nel mondo, affinché vivano di vita propria. Al poeta, di questa complessa operazione, non resterà altro che “il nulla”, fatto però di un segreto inesauribile, che lo spingerà a reimmergersi nel suo io profondo altre mille e mille volte.
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