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Storia romana: dalle origini alla conquista del Mediterraneo

Le guerre puniche

La seconda e terza guerra punica

La seconda guerra punica 218 a.C.- 202 a.C. Annibale il nemico più grande.

Annibale attaccò la città spagnola di Sagunto, alleata dei Romani. Il giovane e audace generale cartaginese decise di far avanzare la guerra in Italia seguendo la via di terra, per sollevare gli alleati italici contro Roma.

Fece attraversare i Pirenei, il Rodano e le Alpi, ai suoi elefanti e al suo esercito, sgominando i Romani sul Ticino e sulla Trebbia (pianura padana) e procurando loro nella battaglia del Trasimeno (Umbria 217) e di Canne (Puglia 216) i più gravi disastri della storia militare romana.

A nulla valse la tattica del dittatore Quinto Fabio Massimo detto spregiativamente “il temporeggiatore” che cercò di evitare le battaglie in campo aperto con azioni di disturbo alla marcia di Annibale, prima del disastro di Canne (40.000 mila romani tra caduti e prigionieri).

Con la battaglia di Canne sembrava infatti aperta la strada verso la capitale. Tuttavia Annibale era troppo intelligente e troppo esperto per credere di poter attaccare direttamente Roma.

marcia di Annibale Marcia di Annibale

 

Il suo scopo era quello di mettere a frutto la superiorità ottenuta con le vittorie in campo aperto per smantellare, sul piano tattico, la cosiddetta "confederazione romana" e capovolgere a proprio vantaggio la situazione. Contava infatti sulle antiche tradizioni di indipendenza ancora vive fra gli alleati di Roma, ed in parte ebbe ragione perché si schierarono con lui, a più riprese, i Dauni, i Bretti, i Lucani, parte dei Sanniti, e cosa più importante Capua, nonché varie città greche, fra cui Siracusa (nel 215, dopo la morte di Gerone) e Taranto (nel 213).

In generale però, le forze dei Romani e degli alleati rimasti fedeli erano di gran lunga superiori alle sue. Annibale dunque si fermò a Capua in attesa di rinforzi e vi rimase 5 anni, finendo a poco a poco col trovarsi isolato nella sua conquista e con un esercito ormai stremato.

Nel 212 Marcello conquistò Siracusa grazie a nuove venti legioni, dopo un assedio rimasto memorabile per le macchine belliche inventate da Archimede a difesa della città, segnando l'inizio della riscossa romana.

Nel 211 Annibale arrivò di nuovo a minacciare Roma, grazie all’aiuto del re Filippo V di Macedonia (prima guerra macedonica) ma Capua venne rasa al suolo e Annibale dovette ritirarsi più a sud.

Nel 206, dopo aver espulso i Cartaginesi dalla Spagna, il giovane Publio Cornelio Scipione (detto in seguito “L’africano”) eletto per volontà popolare, riuscì a ottenere il consenso del senato per uno sbarco in Africa. Falliva anche il tentativo del fratello di Annibale, Asdrubale, di invadere l’Italia, poiché fu sconfitto presso il fiume Metauro (Marche).

Scipione Scipione africano e l'elmo
di Scipio

 

Nonostante il rientro di Annibale, Scipione trionfò a Zama, attuale Tunisia, nel 202 e Cartagine fu costretta ad accettare la pace a condizioni durissime: perse la sua flotta e i suoi elefanti, abbandonò la Spagna e tutti i territori al di fuori dell’Africa, acconsentì a pagare un'indennità enorme e a sottomettere tutta la sua politica estera al controllo romano.

Roma divenne così la prima potenza nel Mediterraneo Occidentale.

La terza guerra

Nel 149 a.C. con una terza guerra punica, Roma assediò Cartagine e la distrusse completamente, trasformando il suo territorio in provincia romana (provincia d’Africa) deportando e vendendo come schiavi i suoi abitanti.

La prima guerra punica

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