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Il Tè

Storia del tè
cerimonia del tè in Giappone La cerimonia del tè in Giappone: stampa del 1905

Storia del tè in Giappone

In Giappone l'origine e l'introduzione del tè sono tramandate da una leggenda che racconta di Bodhidharma, monaco buddista che, intorno al 500 d.C., giurò di non addormentarsi per nove anni e dedicarsi così alla preghiera e alla meditazione.
Al terzo anno, però, vinto dalla stanchezza, Bodhidharma si addormentò. Quando si svegliò, deluso dalla sua debolezza, e per non rischiare di riaddormentarsi, si strappo le ciglia e le gettò via.
Dalle ciglia sparse a terra, nacque all'istante un alberello. Bodhidharma, per curiosità, provò a masticare le foglie dell'arbusto e si accorse che davano forza e vigore. Pensò ad un dono divino, mandato da Buddha, quale sostegno per lo spirito e le fatiche della meditazione, il dono era l'albero del tè.

A parte la leggenda, il Giappone, la cui civiltà si ispira a quella cinese, ha conosciuto il tè nelle sue tre fasi antiche, e nel 729 il tè era offerto dall’imperatore Shomu. Nel 801 si ha notizia di semi portati dalla Cina dal monaco Saicho che li piantò sul monte Hiei, e di come la bevanda era apprezzata da monaci e aristocratici.

Nel 1191 la scuola del tè Sung, giunge in Giappone portata ancora da un monaco, Eisai Zenji, che si era recato in Cina a studiare la scuola dello zen meridionale. Con sé non portò solo una nuova dottrina, ma anche alcuni semi della pianta del tè, che furono piantati in diverse località. Una di queste, la regione di Uji, vicino Kioto, è ancora oggi uno dei luoghi dove si produce una pregiata qualità di tè.

Contemporaneamente alla diffusione della filosofia zen meridionale, si diffuse anche il rito e l’ideale Sung del tè. Nel XV secolo la cerimonia del tè pervenne ad un modello definitivo, con norme indipendenti e stabili.

La cerimonia del tè o cha-no-yu, è la raffigurazione di un pensiero del vivere e per essere appresa richiede anni di studio e l'aiuto di un maestro di cerimonia. Il culto del tè, basato sull’adorazione del bello, in contrapposizione alle miserie della vita quotidiana, fu elevato a religione dell’arte del vivere, a piacere estetico, il teismo; in questa filosofia, “la bevanda è il pretesto per praticare il culto della bellezza e della raffinatezza durante la quale l’ospite e l’invitato si uniscono per vivere un momento di massima beatitudine terrena.
Nel desolato deserto dell’esistenza, la stanza del tè era un’oasi…per abbeverarsi alla comune sorgente del piacere estetico”.

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