Spazioprever lezioni in rete - I.I.S. "A. Prever" Pinerolo

 

La comunicazione

Forme di comunicazione

Comunicazione interpersonale

La comunicazione interpersonale sembra qualcosa di banale, familiare. Qualcosa che tutti sanno fare, che si fa quotidianamente, che non necessita di essere esplorata… In realtà nasconde una struttura ben più complessa.

Secondo gli assiomi della comunicazione elaborati dalla Scuola di Palo Alto (California ), in una comunicazione sono sempre presenti degli elementi. Essi sono 5 e sono:

1° assioma:
è impossibile non comunicare. In qualsiasi tipo di interazione tra persone, anche il semplice guardarsi negli occhi, è comunicazione rivolta ad un altro soggetto. Quindi, l’uomo anche quando è silenzioso comunica. Ogni comportamento è comunicazione. Che lo si voglia o no.
2° assioma:
in ogni comunicazione si ha una metacomunicazione che regolamenta i rapporti tra chi sta comunicando.
3° assioma:
le variazioni dei flussi comunicativi all'interno di una comunicazione sono regolate dalla punteggiatura utilizzata dai soggetti che comunicano.
4° assioma:
le comunicazioni possono essere di due tipi analogiche ( immagini, segni ) e digitali (parole ).
5° assioma:
le comunicazioni possono essere di tipo simmetrico, in cui i soggetti che comunicano sono sullo stesso piano ( due amici ) e di tipo complementare, in cui i soggetti che comunicano non sono sullo stesso piano ( mamma e figlio).

Fatte queste doverose precisazioni e analizzando più in profondità la comunicazione, possiamo sostenere che:

La comunicazione non è esclusiva della specie umana
Un gruppo di studiosi ha studiato attentamente il sistema di danza delle api: attraverso il modo di volare queste trasmettono alle loro compagne accurate informazioni su distanza, direzione di volo, dislocazione e qualità del cibo. Questo è un sistema di comunicazione, che riguarda esclusivamente il cibo.

A differenza delle specie animali, la comunicazione per l’uomo non ha solo funzioni di significazione, trasmissione di informazioni, connettivo dei legami sociali, ma è fondamentale perché fonda e esprime l’identità personale e la rete di relazioni in cui è immerso.

Attraverso la comunicazione è possibile presentare, definire e mostrare sé stessi, comunicare il legame e la relazione che lega insieme le persone.
Questa definizione di sé, dell’altro e della relazione attraverso la comunicazione è continua e reciproca. La relazione è un sistema dove i comportamenti sono circolari: è impossibile stabilire la causa o l’effetto, ciò che viene prima o dopo: ogni comportamento comunicativo è insieme, azione e risposta a un altro comportamento.

 
 
L’uomo è un essere comunicante
così come è un essere pensante, emotivo e sociale.
La comunicazione è un’attività eminentemente sociale
è alla base dell’interazione sociale e delle relazioni interpersonali. Per queste ragioni si comprende perché la comunicazione risulta essenziale per generare, alimentare e conservare il benessere psicologico dell’individuo, così come essa è alla base delle manifestazioni di sofferenza psicologica, leggere o gravi. Infatti esistono numerose forme di discomunicazione e di comunicazione patologica, caratterizzate da ambiguità, equivoci, paradossi… Sarebbe importante, invece, comunicare efficacemente e entrare in contatto con l’altro.

Attraverso quali canali comunichiamo?

La comunicazione comprende il linguaggio, ma non si riduce ad esso.

È importante rammentare che il verbale (il linguaggio, le parole, il contenuto) rappresenta solo il 7% della comunicazione. Se comunicando noi utilizzassimo solo il livello verbale, rischieremmo che le persone afferrino solo una percentuale minima di ciò che abbiamo detto.

Invece il 38% della comunicazione passa attraverso il canale paraverbale: tono della voce, timbro, ritmo, inflessione, volume, pause, velocità…

Canali della comunicazione Canali della comunicazione

Se vogliamo farci capire, è importante alternare il tono della voce in base a ciò che stiamo esprimendo (altrimenti, nella migliore delle ipotesi, rischiamo la noia, se non l’addormentamento dell’interlocutore), utilizzare metafore, esempi… le persone recepiscono più da una breve esperienza raccontata brevemente con enfasi e piena di sensazioni, che da una relazione di ore esposta con tono lineare.

Infine, ben il 55% della comunicazione passa attraverso il canale non verbale, chiamato anche linguaggio del corpo: comprende i movimenti del corpo, del volto, degli occhi, l’atteggiamento, la prossemica, l’aspetto, la postura.

I gesti che effettuiamo comunicando possono rappresentare:

  • accompagnamento alla parola, per enfatizzare, sottolineare;
  • possono essere simbolici, rimpiazzano la parola, ad esempio il gesto dell’”ok”;
  • regolatori, per regolare turni di parola, manifestare attenzione o distacco;
  • emotivi, manifestare ansia, gioia.

Quando comunicate, guardate l’interlocutore, muovetevi nello spazio, muovete le mani, usatele per accompagnare passaggi importanti di ciò che state comunicando.

Nella comunicazione la gestualità ha un ruolo importante, può rappresentare: un rinforzo, un’involontaria smentita, una fonte di feedback.

Una comunicazione efficace è una comunicazione nella quale tutti e tre i livelli sono coinvolti e sono coerenti tra loro. Per comunicare a 360° dobbiamo toccare tutti i sensi, attraverso tutti e tre i canali d’accesso: auditivo, cinestesico, visivo.

Cosa succede se i diversi livelli di comunicazione inviano messaggi incongruenti?

A volte verbale e non verbale inviano segnali antagonisti. Ciò può essere del tutto fisiologico e innocuo: pensiamo ai convenevoli, ma a volte può sfociare in vere patologie relazionali.

Teniamo presente che il canale non verbale non permette di mentire: il controllo che abbiamo su di esso è modesto (a parte per attori, o politici, o chi ha fatto un lavoro per la consapevolezza e il controllo del proprio linguaggio del corpo).

Attraverso il silenzio comunichiamo?

Il silenzio è assenza di parole, ma è un modo strategico di comunicare, il suo significato varia con le situazioni, le relazioni e la cultura di riferimento.

È ambiguo, perché può essere indizio di ottimo rapporto e di una comunicazione intensa, oppure di pessima relazione e di una comunicazione deteriorata.

Possiamo distinguere:

silenzi-risorsa:
sono funzionali e utili per la comunicazione e la relazione. Possono avere una funzione riflessiva, cioè si sta in silenzio perché si raccolgono idee, si elaborano dati, si riflette; possono avere una funzione difensiva, cioè si tace per non aggravare il problema di relazione e riprendere la discussione in un momento più favorevole.
silenzi-arma:
non sono funzionali alla relazione: hanno per bersaglio figure percepite come avversarie, e si utilizza il silenzio nei loro confronti per indurre nell’altro sensi di colpa o per marcare l‘inferiorità dell’altro.

Quando una comunicazione è efficace?

Una comunicazione è efficace se i tre livelli (verbale, paraverbale, non verbale) sono congruenti, una comunicazione efficace serve per entrare in contatto con l’altro, dare e ottenere fiducia, affermare, tranquillizzare, coinvolgere, affascinare, ottenere consenso…

Le parole chiave di una comunicazione efficace sono:

empatia:
L'empatia è la capacità di comprendere pienamente lo stato d'animo degli altri. È la capacità di sentire dentro, di sentire il rapporto emozionale dell'altro. È una capacità che fa parte dell'esperienza umana ed animale. Spesso si riduce nel “mettersi nei panni dell'altro “ e in comunicazione significa, comprendere i pensieri, gli stati d'animo, i messaggi che un'altra persona vuole trasmettere. Essere quindi con l'altro.
ascolto:
è l'atto dell'ascoltare. In psicologia l'ascolto rientra tra i nostri cinque sensi atto ad apprendere, conoscere e comunicare. Ma si sa che, non tutti sentono attentamente. Che non sempre si presta orecchio alle cose che chi comunica vuole trasmettere perchè,quello dell'ascolto non è un atto superficiale, anzi...
flessibilità:
nel valore della comunicazione, riguarda sia chi trasmette il messaggio ma anche chi lo riceve. La comunicazione è infatti una funzione della flessibilità dell'ascoltatore. Costui può infatti essere rigido, autonomo e flessibile. Molto dipende anche dal contesto di comunicazione, dal rapporto gerarchico tra chi comunica, dalla partecipazione interattiva, consapevole, critica, fertile del singolo al tessuto della cultura collettiva.
feedback:
cioè scambio di stimoli, di risposte, di processi di significazione e di comunicazione tra l'emittente e il ricevente. Attraverso il feedback, si instaura un canale comunicativo che non va a senso unico ma parte e mette in comune chi comunica, rendendo partecipe l'atto del comunicare.
spontaneità
senza entrare nell'analisi transazionale (teoria elaborata da Berne) e nella teoria freudiana, durante la comunicazione (specie se creativa e immaginativa), si instaurano delle modalità intrapsichiche e comportamentali che caratterizzano la comunicazione stessa. Si pensi all'ansia di certi contesti, alla fiducia, all'emozione. A parte gli attori che lo fanno di mestiere, la comunicazione non deve essere “ recitata “...

A questo punto è utile accennare alla comunicazione assertiva: è quella competenza relazionale che permette di riconoscere le proprie emozioni, i propri bisogni e le proprie opinioni e di comunicarli agli altri nel rispetto reciproco, e di impegnarsi a risolvere positivamente le situazioni e i problemi.

Tale modo di comunicare nasce dall’armonia tra abilità sociali, emozioni e razionalità: chi è assertivo sa esprimere in modo chiaro e efficace emozioni, sentimenti, esigenze e convinzioni, sa esprimere e difendere il proprio punto di vista, con calma e pacatezza, riducendo ansia e aggressività, sempre recependo l’espressione delle posizioni altrui.

Obiettivo della comunicazione assertiva è la capacità di ridurre le proprie componenti aggressive e passive. Chi ha uno stile comunicativo aggressivo impone i suoi diritti violando quelli altrui e suscita così sentimenti di offesa e umiliazione nell’altro. Chi ha uno stile comunicativo passivo, tende invece a non esprimere i propri sentimenti e desideri, a subire tacitamente prevaricazioni e richieste irragionevoli.

Indicazioni utili per una buona comunicazione

  • utilizzare frasi del tipo: “dal mio punto di vista penso che… se ho capito bene…”, per inviare il messaggio implicito che la percezione personale dei fenomeni è sempre soggettiva (non si ha la pretesa che sia vera e universale)
  • aiutare l’altro a esprimersi e non farlo al suo posto, è errato e pericoloso fare inferenze sulle intenzioni altrui
  • se nello scambio interattivo ci sono emozioni negative (rabbia, collera…), concedersi una pausa e riprendere quando si è calmi

Quindi spesso ciò che sarebbe auspicabile fare è metacomunicare (cioè comunicare sugli aspetti della comunicazione stessa) per chiarire malintesi o chiedere precisazioni, esplicitare intenzioni, esprimere sentimenti (ad esempio: invece di fare ipotesi su “cosa avrà voluto dire…”, semplicemente chiederlo!), ciò affinchè la comunicazione sia arricchente e costruttiva, funzionale al benessere psicologico degli individui.

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