Spazioprever lezioni in rete - I.I.S. "A. Prever" Pinerolo
Il bere non ragionato, non è il nostro scopo. Chi beve con questo obiettivo deve sentirsi responsabile delle proprie azioni.
Il regolamento (CE) N. 110/2008, stabilisce che il whisky o whiskey è la bevanda spiritosa ottenuta esclusivamente:
Il whisky può essere chiamato Scotch Whisky solo se distillato ed invecchiato in Scozia, e sono necessari l’orzo, l’acqua, la torba e la fredda aria scozzese.
Il whisky di malto è classificato a seconda della regione scozzese da cui proviene in una delle seguenti quattro categorie:
Highland: è la regione di produzione più grande e comprende una vasta gamma di whisky molto diversi tra loro per via del diverso clima e geografia della regione.
Highlands comprende i distillati di Campbeltown, un piccolo territorio attorno alla città omonima, sul Mull of Kintyre, e i whisky delle distillerie situate sulle isole di Orkney, Skye, Mull, Jura, dove si producono whisky speziati, che hanno bisogno di lunghi periodi d'invecchiamento e conosciuti anche come whisky delle Islands.
Speyside: è la regione a est delle Highlands dove scorre il fiume Spey. È nello Speyside che si concentra la maggioranza delle distillerie scozzesi che producono whisky conosciuti per la loro eleganza e complessità.
Islay: è una piccola isola a ovest della costa scozzese, ed è molto esposta al vento e all’oceano, questa influenza si percepisce chiaramente nell’aroma forte e pungente dei suoi whisky, caratterizzati da un carattere marino di alga e salsedine.
Lowlands: è quella regione a sud della linea che unisce Dundee e Greenock, vi si producono whisky più gentili e morbidi di quelli delle Highland.
Per poter produrre il whisky si deve prima fare il maltaggio e la saccarificazione dell'orzo, vale a dire la trasformazione dell’amido in zucchero adatto alla fermentazione.
Le operazioni, da fare per la preparazione del malto sono:
Le fasi della saccarificazione sono:
Per subire il maltaggio, l'orzo, uscito dal silo, va alle vasche di macerazione, dove per due o tre giorni assorbe l'acqua che ne favorirà la germinazione. L'orzo quando è al giusto grado di umidità, viene steso sul pavimento di grandi e ben aerati capannoni detti malting house, dove germoglierà.
Il malto leggermente germinato è messo nei forni d'essiccamento; con l’essiccazione, si interrompe il processo di germinazione e si ottiene l’orzo maltato.
Durante l’ultima fase dell’essiccamento, nei forni ad aria calda è convogliato del fumo ottenuto dalla combustione della torba; il fumo è assorbito dal malto, ed è il responsabile del particolare aroma dello scotch whisky. Ogni single malt, infatti, combina il secco della torba e il dolce del malto e sono questi due elementi, la torba e il malto, a caratterizzare il whisky scozzese.
Le operazioni d'essiccamento e torbatura terminano di solito nel giro di 24 ore.
La saccarificazione è l'ultima fase necessaria per la produzione del malto e consiste nel
cuocere in acqua l'orzo maltato ed essiccato.
Il malto d’orzo dopo essere stato macinato, è messo in vasche circolari, quindi si aggiunge acqua calda a 60°C e si praticano
successivi rabbocchi a temperature più elevate.
L'infusione serve a completare la trasformazione dell'amido in maltosio (saccarificazione) e a provocare il completo scioglimento dello zucchero nella massa liquida. Il risultato è il mosto di malto, un liquido piuttosto bollente che, prima filtrato, e poi raffreddato, ad una temperatura di circa 18°C, sarà fermentato.
Il wort, o mosto di malto, è un liquido molto dolce, ha un aspetto quasi trasparente e denso. La fermentazione del wort avviene in cisterne chiamate "wash back", ed è avviata grazie ad un ben dosato quantitativo di lieviti che viene aggiunto al wort.
Durante la fermentazione che si compie in 36/48 ore, il maltosio, formatosi dalla trasformazione degli amidi, si trasforma in destrosio (zucchero completo), e il destrosio in alcol e biossido di carbonio. Conclusa la fermentazione, il mosto fermentato, chiamato wash, ha un contenuto alcolico del 5 o 6%, e sarà inviato agli almbicchi per la distillazione.
L'alambicco discontinuo a ripasso usato per la distillazione del whisky di malto scozzese, si chiama pot still ed è formato da una coppia d'alambicchi. Il primo alambicco si chiama wash-still, ed è più grande del successivo. In questo primo alambicco il wash è concentrato in low wine (vino basso), una flemma a circa 30-40°.
La seconda distillazione ha luogo nel secondo alambicco chiamato "spirit still", dal quale esce l'acquavite a circa 70°. Nel corso della seconda distillazione sono eliminate teste e code.
Il whisky prodotto dalla seconda distillazione è convogliato alla "cassaforte" (spirit safe), sigillata e chiusa a chiave dagli ufficiali della finanza.
Qui è testato il grado alcolico ed è misurata la quantità di whisky prodotta. É ancora nello spirit safe che si separa il cuore dalle teste e dalle code, convogliando il tubo d'uscita, che proviene dallo spirit still, prima nel ricevitore delle teste, poi, del cuore, e infine delle code.
Il ciclo di lavorazione del malto, dal chicco d'orzo al distillato, è di circa tre settimane.
I whisky di cereali usati prevalentemente nella produzione dei blended, sono distillati in continuo nel Patent Still, un alambicco a ciclo continuoc he produce un distillato a circa 80°.
I whisky di cereali si differenziano dai whisky di malto non solo per il diverso tipo di alambicco utilizzato, continuo nei primi, discontinuo nei secondi, ma anche per il differente metodo di trattamento subito dai cereali. Nella produzione dei whisky di cereali, si utilizzano semi non maltati.
Il Coffey still, è l'alambicco per la distillazione dei whisky di cereali utilizzati per i blended whiskyDistillato con il pot still o con il Coffey still, la legge scozzese stabilisce che nessun whisky scozzese possa essere posto in vendita se non dopo un invecchiamento di tre anni in fusti di quercia. La qualità delle botti è attentamente controllata poiché il whisky deve ottenere il carattere e il colore dal legno in cui riposa.
I fusti hanno una capacità variabile da 170 a 500 l circa e possono aver invecchiato sherry di qualità diverse, oloroso, fino o amontillado; alcuni possono essere stati usati per maturare il bourbon, e possono essere nuovi o rigenerati.
Rigenerare i fusti che hanno contenuto, vini liquorosi o bourbon, è prassi comune in ScoziaIl tipo di fusto è scrupolosamente scelto dal Master Blender che cerca un particolare carattere e continuità del whisky. Di solito prima dell'invecchiamento in botte, il whisky subisce una parziale riduzione del grado alcolico. Quando il Master Blender, responsabile della qualità del prodotto finito, ritiene che il whisky sia maturo al punto giusto, lo taglia una seconda volta con acqua, per ridurne l'alcolicità a gradazione di consumo, 40-43% in volume, e lo lascia riposare in botte ancora per circa sei mesi.
Un operaio rigenera un fustoI whisky full proof sono acquaviti invecchiate a gradazione piena e commercializzati con una gradazione tra il 55 e il 65 per cento, la riduzione del grado alcolico di questi whisky avviene durante l'invecchiamento, per evaporazione dell’alcol attraverso i pori del legno. La parte di whisky che evapora nel corso della maturazione in fusto è circa il 2% ed è chiamata “la parte degli angeli”.
Alcune Distillerie, fanno seguire, al periodo di invecchiato in barili americani, un affinamento da sei a diciotto mesi in barili spagnoli, portoghesi o francesi, sono questi i whisky definiti "wood finish".
I whisky classici della Scozia sono i single malt. Nella maggioranza dei casi un single malt reca semplicemente lo stesso nome della distilleria che lo ha prodotto. Ogni whisky dichiarato single malt deve pertanto provenire da un'unica distilleria. Sull'etichetta dei whisky di malto, oltre agli anni d'invecchiamento, a volte è indicata una data, questa si riferisce all'anno di distillazione di quel whisky.
Vatted malt, questa denominazione, seppur non riportata in etichetta, identifica quei whisky di malto ottenuti dalla miscelazione, dentro un tino o vat, di un certo numero di single malt. Non sono più single malt perché ogni bottiglia contiene diversi whisky di malto, ma sono ancora tutti di solo malto. Le indicazioni "Pure malt" o "Highland malt" possono essere attribuite sia ad un single sia ad un vatted.
A volte quest'uso contemporaneo delle stesse espressioni, nei single e nei vatted whisky, può creare confusione e non far capire se si tratta dell'uno o dell'altro. Per fugare ogni dubbio basta guardare se sull'etichetta è presente il nome della distilleria.
É l'indicazione del nome della distilleria a garantire che quel whisky è un single malt. In caso contrario non sarebbe presente il nome della distilleria ma quello del blender.
Tutti gli scotch più venduti sono miscelati o blended. Il blended, miscela di malt whisky e whisky di grano, fu prodotto dal 1860, grazie al perfezionamento della tecnica di distillazione a funzionamento continuo messa in opera nel 1831 da un ex ispettore delle dogane irlandesi, Aeneas Coffey.
I blended whisky sono una miscela di diversi whisky di malto, uniti a whisky d'altri cereali come l'orzo non maltato o il mais. Di solito un blended whisky è formato da un’attenta combinazione di 15 fino a 50 whisky di età e provenienze diverse.
Sono la qualità e quantità dei single malt che formano la miscela a caratterizzare il blended e a definirne la qualità. I blended più pregiati che contengono un'elevata quantità di whisky di malto sono definiti De Luxe. Se il blended whisky non reca indicazioni d'età, il whisky più giovane può essere di tre anni, in caso contrario l'età indicata in etichetta è quella del whisky più giovane.
Non c’è un modo giusto o un modo sbagliato per bere uno Scotch. Dipende dai gusti personali. Molti bevitori, preferiscono bere il loro whisky, liscio in un piccolo tulipano, e non rovinarlo con la’aggiunta di acqua. Tuttavia una goccia di acqua pura, aiuta la percezione di aromi e profumi soprattutto se il whisky è un single malt.
Il ghiaccio quando richiesto è preferibile darlo a parte in un piccolo contenitore ed è accettabile solo per i blended whisky, lo stesso vale per l’acqua e le bibite gassate, meglio darle a parte ancora nella loro bottiglia.
Se il whisky è con ghiaccio è meglio usare un bicchiere largo come l'old faschioned, se ulteriormente diluito con bibite, si preferisce un highball. Nella miscelazione dei cocktail sarebbe uno spreco utilizzare un single malt whisky, quando un blended assolve allo scopo altrettanto bene.
Il whisky è una bevanda profondamente sentita dagli scozzesi, come ebbe modo di scrivere Mark Twain, “per uno scozzase il whisky ha la stessa innocenza che il latte ha per il resto dell’umanità”.
Questo sentimento non si è formato senza difficoltà; dagli inizi del ‘700 e per oltre un secolo, la produzione del whisky, per evadere l’eccesso di tasse, avveniva illegalmente e le distillerie combatterono diverse sanguinose schermaglie con gli esattori fiscali. Ma anche semplici famiglie la cui attività principale era l’agricoltura o la pastorizia e possedevano alambicchi rudimentali, poiché la distillazione era una attività secondaria dell’agricoltura, subirono pesanti punizioni e ritorsioni da parte degli esattori fiscali inglesi.
Il primo documento che prova la distillazione in Scozia è del 1494, dove una voce nel Exchequer Rolls stabilisce “otto balle di malto per frate John Cor per farne aqua vitae”. Queste prime distillazioni non erano fondate su concetti scientifici precisi ma erano ancora molto empiriche e gli strumenti utilizzati spesso erano poco sicuri e pericolosi. Solo nel XVI e XVII secolo, si arriva alla comprensione delle tecniche della distillazione e alla costruzione di alambicchi idonei a produrre distillati di buona qualità.
Fino a quando la distillazione rimase una pratica esclusiva di monaci e alchimisti, il distillato di cereali era chiamato aqua vitae. Con la chiusura dei monasteri avvenuta nel XVI secolo, i monaci si dispersero in tutto il territorio, propagando le conoscenze per praticare la distillazione. Furono i monaci a trasmettere la pratica della distillazione e del suo prodotto.
Il whisky, lodato per le sue qualità medicinali, diventò presto parte della vita sociale scozzese. Con la diffusione dell'acquavite, non cambiò solo il nome; fu abbandonato il latino aqua vitae, per il suo sinonimo gaelico uisge beatha, dalla cui forma abbreviata uisge deriva whisky, ma si moltiplicarono anche i profitti dei distillatori. Il fatto non sfuggì al fisco. E nel 1644 fu imposta la prima tassa sul whisky.
L’Atto di Unione con l’Inghilterra del 1707 portò ad un aumento delle tasse sulla distillazione e sul whisky; le
conseguenze furono la diffusione della distillazione clandestina e il contrabbando del whisky.
Nel 1823 il Duca di Gordon, sulle cui terre prosperavano alcune distillerie illegali, propose alla Camera dei Lords un diverso
regime fiscale che consentiva la distillazione con una tassa di 10 sterline e un pagamento prestabilito per ogni gallone di
whisky. La proposta fu accettata e con l’Excise Act del 1823 il contrabbando del whisky non durò a lungo.
Questa legge contribuì alla nascita dell’industria del whisky, ma altri due fattori devono ancora intervenire per completare il quadro. Il primo è l’invenzione nel 1831 del Coffey Still o Patent Still.
Questo alambicco permise la realizzazione di un processo continuo di distillazione e l’inizio della produzione del whisky di cereali, un whisky dall’aroma meno intenso ed aggressivo del malt whisky, distillato nei tradizionali alambicchi di rame discontinui chiamati Pot still. La miscelazione dei leggeri whisky di cereali, con gli intensi aromi del malt whisky, portò alla creazione del blended, un whisky più facilmente comprensibile, ad un maggior numero di persone.
Il secondo fattore abbe un’importanza fondamentale per la diffusione del whisky. Negli anni 80 dell’Ottocento la Francia fu investita dal flagello della fillossera, un parassita arrivato dall'America che colpisce le radici della vite e fa morire la pianta.
I vigneti furono devastati e nel giro di pochi anni la produzione francese di vino e brandy scomparve. Da questa disgrazia ne trassero vantaggio i produttori di whisky, che nel tempo necessario alla ricostruzione dei vigneti francesi, riuscirono a far conoscere ed apprezzare il loro prodotto in tutto il mondo; così il whisky, e soprattutto il blended, si ritagliò un suo spazio tra i distillati più graditi e richiesti. Oggi il whisky mantiene la sua posizione di primato ed è venduto in oltre 200 paesi.
Preparare nel mixing glass, servire nella coppetta da cocktail, si decora con una ciliegina o con una scorza di limone.
Colore rossiccio e ciliegina lo fanno quasi un gemello del Manhattan, per questo in tanti lo chiamano Scotch Manhattan e lo considerano una sua variante. Le somiglianze però finiscono qui. Appena il bicchiere arriva al naso, sono immediate le differenze; ci avvolgono il profumo torbato del whisky con le sue note di malto, seguite dalla morbidezza e dai profumi speziati del vermut e dell’angostura.
Un cocktail morbido al palato, e giocando sulle proporzioni tra scotch e vermut può variare dal secco al dolce. Indicato all’aperitivo della sera, diventa un ottimo dissetante e tonico per le ore piccole, da provare nella versione on the rock, appena diluito con uno spruzzo di seltz.
Il cocktail è dedicato ad un personaggio leggendario, vissuto nelle Highlands scozzesi durante il XVII secolo, Rob MacGregor. L'eroe, nel rispetto della tradizione, agiva contro i potenti per difendere i diritti dei più deboli. Roy invece è un termine colloquiale scozzese per le persone con i capelli rossicci, come il colore del cocktail.
Non ci sono notizie certe sulla nascita di questo cocktail, anche se la formula del Rob Roy potrebbe essere la variante di quella mistura ideata intorno alla fine dell'800 da John Brown, maggiordomo personale della Regina Vittoria e originario delle Highlands scozzesi. Questo cocktail era preparato con una buona dose di malt whisky e vino rosso di Borgogna. Probabilmente il vermut rosso sostituì il borgogna intorno alla fine dell'800, quando le devastazioni causate dalla fillossera resero difficile e oneroso l'approvvigionamento di questo vino.
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